Obesità e salute mentale: un legame da non sottovalutare

Obesità e salute mentale: un legame da non sottovalutare

L’obesità è una condizione complessa che interessa più aspetti della vita di chi ne soffre. 

Non si tratta soltanto di un problema estetico, ma è una patologia che ha tantissime ripercussioni sul piano fisico, rappresentando un importantissimo fattore di rischio per molte malattie correlate. Spesso, però, ci si sofferma poco su un altro aspetto che interessa i pazienti obesi, ovvero l’impatto di questa condizione sulla salute mentale. Si tratta di una relazione bidirezionale che crea un circolo vizioso difficile da interrompere. Comprendere a fondo questo legame e, soprattutto, non ignorarlo è il primo passo per sviluppare approcci terapeutici efficaci. 

La bidirezionalità tra obesità e salute mentale 

Sono numerosi gli studi scientifici che ormai sottolineano come la relazione tra salute mentale e obesità è bidirezionale. Questo significa che queste due condizioni non vivono in un rapporto di causa-effetto, ma che si autoalimentano a vicenda. L’obesità, infatti, aumenta il rischio di sviluppare disturbi mentali e, a loro volta, problemi psicologici possono contribuire a sviluppare un rapporto disfunzionale con il cibo, contribuendo all’aumento di peso. 

Talvolta, chi soffre di depressione trova un sollievo temporaneo e illusorio nel cibo, in particolare in alimenti ricchi di zuccheri e grassi, sviluppando così un comportamento alimentare compulsivo. Al contrario, chi convive con l’obesità può sentirsi isolato e giudicato, con ripercussioni gravi sull’autostima.

Obesità e depressione

Le persone con obesità hanno un rischio maggiore di sviluppare disturbi depressivi.  Le cause sono diverse e spesso intrecciate tra loro. 

Dal punto di vista biologico, l’obesità può alterare i livelli di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, responsabili anche della regolazione dell’umore, ma creare anche squilibri degli ormoni dell’insulina e leptina, coinvolti nella regolazione del peso e dell’umore in modo indiretto.  

L’infiammazione cronica associata all’eccesso di peso può, inoltre, interferire negativamente anche sul funzionamento cerebrale. 

Dal punto di vista comportamentale, invece, l’obesità può portare a cambiamenti nell’attività fisica, favorendo l’aumento di peso, e alla riduzione delle occasioni sociali, riducendo i momenti di piacere e condivisione. Molte persone utilizzano il cibo come meccanismo di coping per gestire emozioni negative. Questo crea un pattern di alimentazione emotiva che può aggravare il problema del peso.

Il pesante impatto dell’obesità sull’autostima

Come prevedibile, l’obesità influenza tantissimo l’autostima. La percezione di sé e l’immagine corporea è profondamente influenzata dal peso corporeo. Tutto ciò è amplificato dal moderno contesto sociale che spesso idealizza corpi perfetti, magri e atletici. 

Chi è affetto da obesità sperimenta spesso bassa autostima che coinvolge tutti gli ambiti della vita, dalle relazioni interpersonali sino al rendimento lavorativo o scolastico. 

I problemi di autostima generano poi isolamento sociale, senso di inadeguatezza, vergogna, disagio e costante paura delle nuove sfide o scoraggiamento nell’affrontare situazioni fuori dalla propria comfort-zone. 

Lo stigma sociale: una ferita invisibile ma devastante 

Uno degli aspetti più dannosi dell’impatto mentale dell’obesità è lo stigma sociale che spesso l’accompagna. Il contesto sociale è spesso responsabile del perdurare di stereotipi negativi, assolutamente insensati, legati all’obesità. È ancora comune, purtroppo, l’associazione tra obesità e pigrizia, mancanza di volontà o di controllo. Si colpevolizza la persona obesa attribuendole giudizi negativi e rendendola l’unica responsabile della propria condizione fisica. 

Questo stigma sociale non è solo scientificamente infondato, ma causa devastanti danni psicologici alle persone obese che devono già affrontare una molteplicità di problematiche legate all’eccesso ponderale. 

Purtroppo questi pregiudizi sono talvolta presenti anche in ambito lavorativo, dove possono essere alla base di discriminazioni nell’assunzione o nelle promozioni e nelle relazioni sociali quotidiane, attraverso sguardi di disapprovazione o commenti inadeguati. 

Tutto ciò porta inevitabilmente le persone con obesità ad evitare situazioni sociali o adottare comportamenti che possono negativizzare ulteriormente la qualità della vita. 

Valutare la composizione corporea in modo accurato 

Per affrontare efficacemente la sfida dell’obesità, è fondamentale andare oltre la valutazione del  semplice peso corporeo, utilizzando metodi e strumenti di valutazione più precisi, al fine di valutare la composizione corporea

Indice di massa corporea (BMI) e i suoi limiti

L’indice di massa corporea (BMI) è ampiamente utilizzato come strumento per classificare lo stato di obesità. Si tratta, però, di uno strumento di primo approccio che non considera la distribuzione del peso  né la percentuale massa grassa

Mettendo in relazione solo il peso e l’altezza dell’individuo, talvolta restituisce un quadro errato sullo stato di salute dell’individuo. Un atleta molto muscoloso, ad esempio, potrebbe risultare “sovrappeso” pur essendo in ottima forma perchè non viene valutata la percentuale di massa magra rispetto a quella grassa. 

Impedenzometria: come funziona

L’impedenzometria è una valida tecnica di valutazione che permette di distinguere la percentuale di massa grassa e di massa magra. 

Utilizza una corrente elettrica di bassa intensità che passa attraverso il corpo per misurare la resistenza dei diversi tessuti. Il principio si basa sul fatto che i tessuti magri, ricchi di acqua ed elettroliti, conducono meglio la corrente elettrica rispetto al tessuto adiposo. 

Utilizzando questo strumento è possibile valutare la composizione corporea, inclusa la percentuale di massa grassa, massa magra, acqua corporea totale e metabolismo basale.

Grazie a questi dati, è possibile monitorare i progressi nel tempo, valutare il rischio metabolico e impostare piani nutrizionali personalizzati.

Percentuale di massa grassa e massa magra

Conoscere la percentuale di massa grassa è molto importante per valutare il proprio stato di salute. Un eccesso di massa grassa, ad esempio, è correlato a un aumentato rischio di diabete, malattie cardiovascolari e disfunzioni ormonali.

La massa magra invece è la componente più “attiva” del nostro corpo, fondamentale per la salute fisica. 

Approccio integrato per affrontare l’obesità 

Così come non è possibile parlare di obesità affrontando solo il problema del peso sulla bilancio, non è possibile nemmeno affrontare l’obesità solo attraverso un approccio nutrizionale. 

Occorre un approccio integrato che prenda in considerazione tutti gli aspetti su cui ricade una patologia così complessa. Alla base vi è sempre la necessità di professionisti sanitari non giudicanti, ma che, riconoscendo le cause dell’obesità, possano guidare il paziente verso un percorso di rinascita. 

Gli interventi più efficaci sono quelli che combinano modifiche del comportamento alimentare, aumento dell’attività fisica e supporto psicologico. La terapia cognitivo-comportamentale può essere particolarmente utile per interrompere il circolo vizioso che vede il cibo come strumento di gestione delle emozioni negativi, imparando ad utilizzare strategie di coping più salutari.

Oltre lo stigma sociale 

La lotta all’obesità deve assolutamente passare per l’abbattimento dello stigma sociale, promuovendo una cultura più inclusiva e comprensiva. 

Educare al fatto che l’obesità è una patologia medica influenzata da fattori genetici, ambientali, psicologici e socioeconomici è il primo passo per abbattere il pregiudizio che la lega alla “mancanza di volontà”. Sono i media, le istituzioni educative e sanitarie ad avere la responsabilità principale di promuovere messaggi positivi e scientificamente validi sull’obesità, contribuendo a creare un ambiente più favorevole al benessere di tutti.