Sindrome di Prader-Willi: cause e diagnosi

Sindrome di Prader-Willi: cause e diagnosi

La sindrome di Prader-Willi è una rara malattia genetica che colpisce circa 1 bambino ogni 15.000 nati. Si tratta di una patologia molto complessa che ha parecchie ricadute su molteplici sistemi dell’organismo. Comporta ritardi nello sviluppo, disfunzioni ormonali e rappresenta, inoltre, una delle cause genetiche più comuni di obesità patologica.

Cos’è la sindrome di Prader-Willi

La sindrome di Prader-Willi è un disturbo genetico raro causato da un’anomalia a carico del cromosoma 15. Questa malattia coinvolge il sistema nervoso centrale, influendo su numerosi aspetti dello sviluppo fisico, comportamentale e intellettivo.

Questa sindrome evolve nei suoi sintomi nelle diverse fasi della vita. La caratteristica più nota è l’iperfagia, cioè l’impulso incontrollabile verso il cibo, che può portare a forme gravi di obesità infantile e adulta. Tra gli altri sintomi, vi sono: 

  • ipotonia muscolare grave sin dalla nascita
  • ritardi nello sviluppo motorio
  • bassa statura con deficit dell’ormone della crescita 
  • ipogonadismo (ridotto sviluppo degli organi sessuali)
  • deficit cognitivo e ritardo mentale lieve-moderato
  • problemi comportamentali, come comportamenti ossessivo-compulsivi. 

Data la vastità dei sintomi, questa malattia richiede un approccio medico multidisciplinare che permetta una gestione ottimale della patologia per tutta la vita. 

Sindrome Prader-Willi: le cause

Le cause della sindrome di Prader-Willi sono di natura genetica non ereditaria. In particolare: 

  • Nel 70% dei casi, la sindrome è dovuta alla delezione di una porzione del cromosoma 15 paterno. 
  • Nel 25% dei casi, invece, si ha una disomia uniparentale materna, cioè entrambi i cromosomi 15 provengono dalla madre e nessuno dal padre.
  • Nel 5% dei casi, invece, la causa è una mutazione del centro dell’imprinting, che altera il normale processo di espressione genica.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di eventi casuali e non ereditari. 

Sindrome di Prader-Willi: diagnosi 

La diagnosi precoce della sindrome di Prader-Willi è di estrema importanza per iniziare fin da subito il processo per l’individuazione dei giusti interventi terapeutici in grado di migliorare la qualità di vita del paziente. 

Diagnosi prenatale 

La diagnosi prenatale della sindrome di Prader-Willi è possibile ma non si tratta di un esame di routine. In genere, la sindrome viene diagnosticata dopo la nascita, quando si manifestano i primi segni come l’ipotonia neonatale. 

La diagnosi prenatale è possibile attraverso: 

  • villocentesi (tra l’11ª e la 14ª settimana)
  • amniocentesi (tra la 15ª e la 18ª settimana)
  • NIPT (Non-Invasive Prenatal Testing) basato su DNA fetale circolante nel sangue materno, che però può solo indicare un rischio aumentato. 

Diagnosi post-natale

La diagnosi di sindrome di Prader-Willi avviene generalmente nei primi mesi o anni di vita, soprattutto in presenza di sintomi marcati, come l’ipotonia muscolare. 

Le principali analisi per diagnosticare la sindrome di Prader-Willi includono:

  • MS-MLPA (Methylation-Specific Multiplex Ligation-dependent Probe Amplification): un test che permette di rilevare la metilazione anomala dei geni. 
  • FISH (Fluorescence In Situ Hybridization): per identificare la delezione paterna del cromosoma 15.
  • Analisi dell’imprinting genetico: per determinare l’origine genetica precisa della Sindrome. 
  • Array-CGH (Comparative Genomic Hybridization): per identificare microdelezioni o duplicazioni a livello cromosomico.

Obesità e sindrome di Prader-Willi

Uno degli aspetti più conosciuti di questa patologia è la tendenza all’obesità patologica, che può iniziare a manifestarsi già a partire dai 2-3 anni di età. In questo caso l’obesità è causata da una disfunzione dell’ipotalamo, che regola il senso di sazietà.

Il paziente ha una continua iperfagia, voglia compulsiva e continua di cibo. Questo comportamento, se assecondato, può portare a un rapido aumento di peso e all’obesità, associata a diabete di tipo 2, apnee notturne, ipertensione, problemi cardiovascolari. 

Il controllo alimentare diviene così un aspetto fondamentale nella gestione della malattia, attraverso una dieta ipocalorica, attività fisica adeguata, controllo ambientale e sostegno psicologico continuo. 

Terapie disponibili 

Attualmente, purtroppo, non esiste una cura definitiva per la sindrome di Prader-Willi. Si agisce attraverso un approccio multidisciplinare che consente di migliorare la qualità della vita dei pazienti.  Gli approcci principali consistono in: 

  • Terapia con ormone della crescita (GH) per migliorare la crescita, la composizione corporea con aumento della massa muscolare e riduzione del tessuto adiposo. 
  • Terapia ormonale sostitutiva con testosterone nei maschi ed estrogeni-progestinici nelle femmine per lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari. 
  • Interventi comportamentali per gestire i disturbi del comportamento e l’iperfagia. 
  • Fisioterapia per migliorare il tono muscolare. 
  • Supporto nutrizionale con una dieta ipocalorica e pratiche di educazione alimentare per tutta la famiglia e per i caregiver. 
  • Logopedia per supportare lo sviluppo del linguaggio. 

Farmaci specifici (in sperimentazione) come l’oxyntomodulina o l’analogo del GLP-1 per regolare l’appetito.