Disturbi dell’alimentazione: psicologia e obesità
Negli ultimi decenni, il rapporto con il cibo ha assunto sempre maggiore interesse nel mondo medico-scientifico. A livello globale si registra un aumento allarmante del tasso di obesità, anche tra adolescenti e bambini, tanto da essere definita una vera e propria epidemia. Parallelamente, si è registra anche un incremento dei disturbi dell’alimentazione (DCA), che colpiscono in modo trasversale uomini e donne di ogni età e condizione sociale.
Oggi si è concordi nel definire la causa dell’obesità come multifattoriale. Non è possibile addebitare soltanto ad una alimentazione sbilanciata l’origine dell’obesità. È sempre più evidente come anche la componente psicologica giochi un ruolo essenziale. Condizioni come depressione, ansia e stress possono contribuire allo sviluppo di comportamenti alimentari disfunzionali, ma tale legame funziona anche in modo inverso. L’obesità, infatti, spesso porta con sé un malessere psicologico generale che può sfociare in diversi disturbi.
I disturbi dell’alimentazione, o DCA, rappresentano un gruppo di condizioni psicopatologiche caratterizzate da un rapporto in disequilibrio con il cibo, il corpo e l’immagine di sé che influisce negativamente sulla salute fisica e psicologica dell’individuo.
Mangiare non è soltanto un bisogno fisiologico. Sottintende anche complessi aspetti psicologico. Il cibo viene spesso utilizzato come “valvola di sfogo” per lo stress, come elemento compensativo o per regolare tensioni emotive. Questo può contribuire ad un rapporto disfunzionale con il cibo.
Disturbi dell’Alimentazione (DCA): cosa sono e chi colpiscono
Non si tratta di abitudini alimentari errate o di casi isolati e limitati nel tempo di squilibri alimentari. I disturbi dell’alimentazione (DCA) sono condizioni cliniche persistenti nel tempo e che influenzano negativamente la salute fisica, il benessere emotivo e il funzionamento sociale dell’individuo.
Secondo il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), i DCA sono:
l’anoressia nervosa, caratterizzata da una fortissima restrizione calorica, paura incontrollabile di prendere peso e immagine corporea distorta;
la bulimia nervosa, caratterizzata da episodi di abbuffate compulsive che si alternano a comportamenti compensatori (come vomito autoindotto, uso di lassativi o digiuno);
il disturbo da alimentazione incontrollata (BED), che si manifesta con abbuffate ricorrenti senza comportamenti compensatori.
Nonostante una delle opinioni più diffuse sui disturbi dell’alimentazione, questi disturbi non coinvolgono solo giovani adolescenti, ma persone di tutte le età, generi e background socio-culturali.
Dal punto di vista fisico i disturbi dell’alimentazione possono portare a conseguenze gravi: dalla malnutrizione a danni agli organi interni, dall’infertilità ai problemi cardiovascolari. Nei casi più severi, i DCA possono persino mettere a rischio la vita dell’individuo.
Anche dal punto psicologico le conseguenze possono essere molto gravi, spaziando dalla depressione all’isolamento sociale, dai disturbi dell’umore all’ansia.
Alimentazione disordinata e DCA diagnosticati
È bene fare un’adeguata distinzione tra alimentazione disordinata e DCA clinicamente diagnosticati.
Periodi di stress o momenti particolari nella vita degli individui, possono portare a sperimentare occasionalmente e in periodi temporali limitati episodi di alimentazione disordinata.
Per parlare di DCA è necessaria la presenza di comportamenti ripetuti nel tempo e che hanno un impatto notevole sulla salute fisica e/o psichica della persona. A diagnosticare il disturbo deve essere un medico, che possa analizzare al meglio i sintomi al fine di intervenire in modo efficace.
Impatto sociale
I DCA sono diffusi in tutta la popolazione mondiale. Si stima che:
- nella popolazione femminile la frequenza sia di circa dello 0,3-0,5% con un caso ogni 200-300 persone per l’anoressia nervosa
- la bulimia nervosa abbia una prevalenza di circa l’1-3% nelle donne
- quasi il 10% delle ragazze in età a rischio (tra i 15 e i 25 anni) soffre di un disturbo alimentare “parziale” o “subclinico”.
L’impatto economico e sociale dei disturbi dell’alimentazione è significativo.
Le principali forme di DCA
I Disturbi dell’Alimentazione (DCA) comprendono diverse condizioni, ciascuna con caratteristiche specifiche, ma tutte accomunate da un rapporto disfunzionale e doloroso con il cibo, il corpo e le emozioni. Conoscerli è fondamentale per riconoscerli, prevenirli e intervenire in modo efficace.
a. Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è uno dei disturbi più severi e complessi. Si manifesta con un’intensa paura di prendere peso o di diventare grassi, con una fortissima restrizione alimentare, spesso accompagnata da comportamenti come digiuno prolungato, vomito autoindotto o uso di lassativi e con la negazione della gravità della situazione. Chi soffre di anoressia ha un’immagine distorta di sé, percependosi sempre in sovrappeso. L’anoressia può essere di tipo restrittivo con uno strettissimo controllo calorico o con abbuffate/condotte di eliminazione, in cui sono presenti episodi di abbuffate nervose seguiti da comportamenti compensatori, come il vomito o l’abuso di lassativi.
Come in tutti i disturbi dell’alimentazione, le cause sono multifattoriali. A livello psicologico l’anoressia è spesso preceduta da bisogno di controllo, bassa autostima e un’eccessiva valorizzazione dell’aspetto fisico.
I rischi per la salute
L’anoressia è il DCA con il più alto tasso di mortalità. I rischi per la salute sono gravi. Si va dalla denutrizione alle anomalie cardiache come aritmie e bradicardie, osteoporosi, squilibri elettrolitici, anemia, infertilità e, nei casi più estremi, anche la morte. Dal punto di vista psicologico, è spesso associata a depressione e pensieri suicidari, ansia, difficoltà di concentrazione e isolamento sociale.
b. Bulimia nervosa
La bulimia nervosa si caratterizza con episodi ricorrenti di abbuffate nervose con un consumo esagerato di cibo in un periodo di tempo limitato, accompagnati dalla sensazione di aver perso il controllo. Questi episodi solo solitamente seguiti da comportamenti compensatori come digiuno, vomito indotto o abuso di lassativi. Mediamente questi episodi si verificano almeno una volta a settimana per almeno tre mesi.
Si tratta di un disturbo difficile da individuare dall’esterno perché, a differenza dell’anoressia, le persone con bulimia nervosa spesso mantengono un peso nella norma o leggermente variato.
Ciclo abbuffata-condotta compensatoria
Dopo un episodio di abbuffata-condotta compensatoria emerge un fortissimo senso di colpa e una vergogna e frustrazione che porta spesso all’isolamento.
Questo meccanismo diventa per l’individuo quasi un bisogno per controllare emozioni come ansia, rabbia, frustrazione o tristezza.
I rischi per la salute
Dal punto di vista fisico, le complicanze della bulimia sono moltissime. Può causare problemi gastrointestinali, erosione dello smalto dentale per gli acidi gastrici del vomito, squilibri elettrolitici, irregolarità mestruale e danni a reni e cuore.
c. Binge Eating Disorder (BED) o Disturbo da Alimentazione Incontrollata
Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, o binge eating disorder (BED), è stato ufficialmente riconosciuto come diagnosi formale solo nel 2013 con la pubblicazione del DSM-5. È una delle forme più comuni di DCA ed è caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate senza i comportamenti compensatori tipici della bulimia nervosa.
Si tratta di episodi ricorrenti di abbuffate con ingenti quantità di cibo in un tempo limitato con la sensazione di perdita di controllo. Spesso si mangia da soli per imbarazzo e le abbuffate sono seguite da frustrazione, senso di colpa e vergogna.
d. Altri disturbi dell’alimentazione
Non soltanto anoressia, bulimia e BED. Vi sono anche altri disturbi dell’alimentazione, come:
ortoressia: l’individuo sviluppo un’ossessione per il “mangiar sano”, che porta all’eliminazione di intere categorie alimentari e ad eliminare occasioni sociali in cui non vi sia la possibilità di seguire il proprio regime alimentare;
vigoressia: il soggetto si preoccupa in modo ossessivo della forma fisica e della massa muscolare, svolgendo sessioni di esercizio fisico compulsivo;
ARFID (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder): l’individuo si sottopone a restrizioni alimentari per ansie legate a gusti, consistenze o esperienze traumatiche legate al cibo;
disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati (NAS): si tratta di forme parziali di DCA.
Il rapporto tra cibo, ansia e stress
I disturbi dell’alimentazione hanno molteplici concause. Si tratta di una strettissima correlazione tra fattori biologici, psicologici, familiari e socioculturali.
Fame emotiva
Nel caso di bulimia o BED, alla base delle abbuffate c’è spesso una fame emotiva. Rispetto alla fame fisiologica non nasce da un vero bisogno di nutrienti da parte del corpo, ma si presenta improvvisamente ed è spesso orientata verso alcuni cibi, come zuccheri o grassi. L’”appetito” non si placa e lascia un vuoto maggiore. Questo cibo, infatti, fornisce un sollievo momentaneo, rilasciando neurotrasmettitori come dopamina e serotonina, coinvolti nella regolazione dell’umore. Questo effetto è, però, solo temporaneo, lasciando spazio poco dopo ai sensi di colpa e alla frustrazione.
Cibo e ansia
Esiste un forte legame tra cibo e ansia. Quando l’ansia assale l’individuo, il cibo può diventare il modo per controllare questo stato. Il cibo ricco di zuccheri e grassi stimolano il rilascio di neurotrasmettitori che danno una sensazione momentanea di benessere. Questo placa sul momento l’ansia. Pochi attimi dopo, però, la persona sperimenta rimorso e senso di colpa che alimentano ulteriori stati d’ansia, creando un circolo vizioso da cui può diventare difficile uscirne perché il cibo viene utilizzato per “automedicarsi”.
Stress, cortisolo e DCA
Quando lo stress si cronicizza, l’organismo produce alti livelli di cortisolo, un ormone che può aumentare l’appetito e stimolare la voglia di cibi ricchi di zuccheri e grassi. Lo stress, inoltre, altera i segnali di fame e sazietà, portando ad un’alimentazione scollegata dai bisogni fisiologici. L’individuo, quindi, mangerà per abbassare lo stress e calmare la mente. Gli alimenti ricchi di zuccheri, infatti, portando ad un aumento temporaneo dei livelli di serotonina nel cervello, ma che svanisce poco dopo. Questo porterà nel tempo ad un ulteriore aumento dello stress portando allo sviluppo delle abbuffate nervose, trasformando il cibo in un effimero anestetico.
Il ruolo dell’immagine corporea
La percezione del proprio corpo ha un ruolo chiave nello sviluppo e nel mantenimento dei Disturbi dell’Alimentazione. Le persone con DCA, infatti, hanno un’immagine distorta del proprio corpo, delle sue dimensioni e della sua forma. Valutano negativamente il proprio aspetto fisico, ponendolo come fattore principale per la propria autostima. Sviluppano comportamenti ossessivi nel controllo del corpo come il pesarsi continuamente, misurarsi, guardarsi frequentemente allo specchio alla ricerca di inestetismi.
Oggi il contesto sociale molto focalizzato sull’aspetto fisico crea indubbiamente un terreno fertile allo sviluppo di queste problematiche.
Il ruolo della psicologia nel trattamento di DCA e obesità
Obesità e DCA sono due condizioni legate tra loro non soltanto per la componente del comportamento alimentare, ma soprattutto per il loro essere multifattoriale e per la loro profonda radice nell’ambito psicologico.
Intervenire in modo efficace, dunque, significa saper guardare attentamente alla storia, alla psiche e al rapporto che l’individuo ha con la propria immagine e con il cibo.
Anoressia, bulimia, binge eating (BED) spesso nascondono un’incapacità di gestione delle emozioni e un tentativo di trovarvi rimedio. Spesso si celano esperienze traumatiche con bisogni non ascoltati.
La psicoterapia, soprattutto quella a orientamento cognitivo-comportamentale (CBT), è uno degli strumenti più efficaci per intervenire e aiutare il soggetto a sviluppare strategie alternative di regolazione delle emozioni, instaurando un rapporto più sano ed equilibrato con il cibo.
Il paziente ha bisogno di trovarsi in uno spazio non giudicante, uno spazio sicuro in cui liberarsi del senso di vergogna.
Il legame tra BED e obesità
Nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED), le abbuffate nervose non sono seguite da condotte compensatorie. Questo spesso porta ad un aumento di peso con rischio di obesità. Quando l’obesità è associata al disturbo da alimentazione incontrollata aumenta ancor di più il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, ipertensione e apnea notturna. Inoltre, si amplificano notevolmente i risvolti psicologici. Chi soffre di BED e obesità vive spesso un forte senso di colpa, vergogna e perdita di controllo, alimentando ulteriormente il disturbo.
Occorre precisare che non tutte le persone con BED sono obese e non tutte le persone obese soffrono di DCA, ma è stata segnalata una prevalenza di questo disturbo tra le persone affetta da obesità.
Prevenzione nei disturbi del comportamento alimentare
La prevenzione dei DCA non riguarda il singolo individuo. Coinvolge le famiglie, la scuola, il contesto sociale e professionale, i media. È importante promuovere la consapevolezza e intervenire il prima possibile per evitare il cronicizzarsi del disturbo.
Riconoscere i segnali
La prima cosa a cui prestare attenzione è quella di riconoscere i segnali. Tra i più comuni:
cambiamenti improvvisi nelle abitudini alimentari con digiuni prolungati, abbuffate;
cambiamenti significativi di peso;
sviluppo di rigidi rituali alimentari come tagliare il cibo in pezzi minuscoli, mangiare solo determinati alimenti;
eccessiva attenzione alla forma fisica;
isolamento sociale;
comportamenti compensatori come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi.
Educazione alimentare e gestione delle emozioni
Fondamentale anche una corretta educazione alimentare, che passa attraverso un rapporto sano con il cibo, senza sensi di colpa o demonizzazioni. Ovviamente tutto ciò deve essere accompagnato da una educazione alla gestione delle emozioni. Saper affrontare e gestire emozioni forti può aiutare ad evitare comportamenti compensativi per il cibo.
Il legame invisibile tra cibo, emozioni e salute mentale
Il cibo non è solo nutrimento per il corpo. È memoria, è identità. Il rapporto con il cibo può riflettere anche il modo in cui viviamo e gestiamo le nostre emozioni, la relazione con noi stessi e con gli altri. È fondamentale imparare a riconoscere i propri bisogni reali, distinguendo fame fisica ed emotiva.
I fattori chiave per affrontare disturbi dell’alimentazione non possono che essere l’educazione, il supporto psicologico e un supporto medico che ponga attenzione, rispetto e cura sul paziente.