Obesità: cos’è, cause e rischi 

Obesità: cos’è, cause e rischi

L’obesità è una delle minacce più pressanti per la salute pubblica del XXI secolo. Il suo impatto globale non accenna a fermarsi, continuando a crescere di anno in anno. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2022 1 persona su 8 nel mondo era obesa e se l’obesità in età adulta è più che raddoppiata dal 1990, quella adolescenziale è addirittura quadruplicata. (https://www.who.int/en/news-room/fact-sheets/detail/obesity-and-overweight)

Anche in Italia, il fenomeno è in crescita: i dati evidenziano che circa il 10% della popolazione adulta italiana è obesa, mentre il 33% è in sovrappeso, con prevalenze più elevate nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. (https://www.epicentro.iss.it/ben/2023/1/sovrappeso-obesita-italia

Questi dati mostrano come una condizione come l’obesità meriti sempre maggiore attenzione. Ben lontana dall’essere un mero problema estetico, rappresenta un fattore di rischio per numerose patologie croniche come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di tumore e disturbi muscolo-scheletrici con conseguenze sia sulla qualità che sull’aspettativa di vita. Può avere effetti negativi anche sul piano psicologico, limitare l’autonomia degli individui e compromettere molteplici aspetti della routine quotidiana. 

Cosa è l’obesità

L’obesità è una condizione medica caratterizzata da un eccesso di peso dovuto ad un accumulo eccessivo di tessuto adiposo nel corpo. Si tratta di una patologia complessa, caratterizzata da comorbosità. Al suo sviluppo intervengono diversi fattori, da quelli genetici a quelli ambientali, da quelli comportamentali ai fattori culturali e socioeconomici. Non è, dunque, solo una questione di errate abitudini alimentari. È una condizione medica cronica che necessita un approccio personalizzato e completo. 

Differenza tra sovrappeso e obesità

È importante distinguere l’obesità dal sovrappeso, una condizione caratterizzata da un aumento moderato del peso corporeo rispetto ai parametri considerati normali per altezza, età e sesso dell’individuo.

Contrariamente al sovrappeso, l’obesità è riconosciuta a livello medico come una vera e propria malattia cronica e progressiva, con conseguenze che superano l’aspetto estetico e che rappresentano un fattore di innesco o di peggioramento di numerose condizioni mediche. 

La differenziazione tra sovrappeso e obesità viene generalmente effettuata utilizzando come strumento di valutazione il BMI (Body Mass Index), ovvero l’Indice di Massa Corporea.

Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un BMI tra 25 e 29.9 indica sovrappeso, mentre un BMI pari o superiore a 30 definisce l’obesità

Il BMI non è l’unico fattore di differenziazione tra queste due condizioni. Un altro importante indicatore è rappresentato dalla circonferenza vita, che misura il grasso addominale. Valori superiori a 88 cm nelle donne e 102 cm negli uomini sono associati a un aumentato rischio metabolico e cardiovascolare, indipendentemente dal BMI. 

Obesità come condizione multifattoriale 

L’obesità è una condizione multifattoriale, risultato dell’interazione di diversi fattori come predisposizione genetica, fattori ambientali, psicologici, socio-economici e molto altro. 

Fattori genetici e predisposizione familiare 

È  stato osservato che l’aspetto genetico gioca un ruolo rilevante nell’insorgenza dell’obesità.  Alcuni soggetti, infatti, presentano una maggiore suscettibilità all’accumulo di grasso a causa di particolari geni che influenzano metabolismo, appetito e distribuzione del tessuto adiposo. 

Anche alcune alterazioni ormonali possono essere considerate corresponsabili dell’obesità, in particolare se intervengono alterazioni di ormoni come la leptina, che regola la sensazione di sazietà, la grelina, che stimola l’appetito, l’insulina e gli ormoni tiroidei. Nonostante ciò, il fattore genetico non può essere considerato il fattore scatenante, ma uno dei molti fattori che intervengono. 

Fattori ambientali 

Errate abitudini alimentari ed uno stile di vita poco attivo sono considerati tra i fattori scatenanti dell’obesità. Una dieta squilibrata, costituita principalmente da alimenti ipercalorici, iperprocessati, grassi saturi, zuccheri raffinati e con un basso apporto di fibre, rappresenta l’incipit di un ambiente obesogeno. Se a tutto ciò si aggiunge anche la sedentarietà, favorita da abitudini sociali che limitano moltissimo l’attività fisica, la facile accessibilità anche economica a cibi poco sani, porzioni sempre maggiori, disturbi del sonno e stress cronico e consumo di alcol, l’obesità viene molto favorita. 

Aspetti psicologici 

Il cibo è visto molto spesso come meccanismo di compensazione emotiva. Sono sempre più i soggetti che ricorrono al cibo come elemento per affrontare stress, ansia, depressione, tristezza, noia. In alcune situazioni questi meccanismi possono portare a veri e propri disturbi alimentari, come il binge eating disorder, il disturbo da alimentazione incontrollata, che si concretizza in episodi ricorrenti di abbuffate.

Fattori socio-economici 

Anche lo status socio-economico può rappresentare uno dei fattori di insorgenza dell’obesità. Reddito più basso spesso significa anche accesso limitato a cibi sani e nutrienti, meno tempo libero per l’attività fisica e per prendersi cura del proprio benessere e minori possibilità di ricevere supporto adeguato.

Assunzione di farmaci 

L’assunzione di farmaci come corticosteroidi, alcuni antidepressivi, antipsicotici e anticonvulsivanti sono considerati fattori di rischio per l’obesità perché possono avere come effetto collaterale l’aumento di peso. 

Condizioni mediche 

Patologie come l’ipotiroidismo o la sindrome di Cushing, responsabile di un’eccessiva produzione di cortisolo, sindrome dell’ovaio policistico e alcuni disturbi ipotalamici possono contribuire all’aumento ponderale e influenzare il metabolismo.

Fattori fisiologici 

Il termini fisiologici l’obesità è data da uno squilibrio cronico e costante tra l’energia introdotta attraverso il cibo e quella spesa con l’attività fisica e le funzioni vitali. Questo surplus viene così immagazzinato sotto forma di adipe, portando dapprima ad un sovrappeso per poi sfociare nell’obesità. 

BMI come uno strumento di valutazione

Il Body Mass Index (BMI), o Indice di Massa Corporea (IMC) è considerato lo strumento più utilizzato a livello mondiale per definire a livello medico e statistico le condizioni di sottopeso, normopeso, sovrappeso e obesità. Il BMI viene calcolato secondo la formula Peso (kg) / [Altezza (m)]²

Ad esempio, se una persona pesa 80 kg ed è alta 1,75 m, il calcolo sarà: 

BMI = 80 / (1,75 × 1,75) = 80 / 3,06 = 26,1

Classificazione del BMI

In base ai valori di BMI, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito a livello statistico le seguenti categorie per gli adulti:

  • Sottopeso: BMI < 18,5 kg/m² 
  • Normopeso: BMI 18,5-24,9 kg/m² 
  • Sovrappeso: BMI 25-29,9 kg/m² 
  • Obesità di grado I: BMI 30-34,9 kg/m² 
  • Obesità di grado II: BMI 35-39,9 kg/m² 
  • Obesità di grado III (o obesità grave/patologica): BMI ≥ 40 kg/m² 

Limiti del BMI

Il BMI o IMC rappresenta uno strumento estremamente utili per una prima valutazione. Nonostante ciò, è bene precisare che nella sua semplicità e immediatezza rappresenta anche dei limiti. 

Nello specifico, il BMI: 

  • non distingue tra massa grassa e massa magra (muscolare), rischiando così di non fare differenza tra soggetti a rischio obesità e soggetti molto muscolosi, come atleti;
  • non fornisce indicazioni sulla distribuzione del tessuto adiposo, che rappresenta un fattore essenziale nella valutazione del rischio cardiovascolare, soprattutto nel rapporto tra grasso viscerale e sottocutaneo;
  • può non essere accurato in soggetti in particolari condizioni, come donne in gravidanza, anziani e atleti.

Strumenti alternativi e integrativi al BMI 

Viste le limitazioni, il BMI non può rimanere l’unico strumento di valutazione. Dovrebbe essere utilizzato come strumento di screening iniziale, da integrare con altre valutazioni. 

Per una valutazione più precisa, è possibile ricorrere a strumenti alternativi come la plicometria, che misura lo spessore delle pliche cutanee in diversi punti del corpo attraverso pinze speciale, la bioimpedenziometria (BIA), che rileva la massa grassa e magra tramite impulsi elettrici, la misurazione della circonferenza vita, utile per valutare la presenza di grasso addominale, fattore di rischio metabolico e il rapporto vita-fianchi (WHR, Waist-to-Hip Ratio), per valutare la distribuzione del grasso corporeo. Valori superiori a 0,90 negli uomini e 0,85 nelle donne indicano una distribuzione addominale del grasso e un rischio cardiovascolare aumentato.

Gradi e livelli di obesità

In base al BMI, l’obesità viene classificata in modo univoco in tre gradi principali. Questa suddivisione è fondamentale perché l’appartenenza ad un grado di obesità rispetto ad un altro ha importanti implicazioni cliniche, dal momento che il rischio di complicanze aumenta all’aumento del grado di obesità. 

Obesità di grado I o moderata (BMI 30-34,9 kg/m²)

L’obesità di primo grado è quella fase in cui l’individuo inizia ad avere un significativo rischio per la salute a causa del suo aumento ponderale. I pazienti con obesità di grado I presentano un rischio maggiore di sviluppare ipertensione, dislipidemia (alterazioni dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue), resistenza all’insulina, diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, come infarto e ictus, alcuni tipi di cancro, problemi articolari e apnea notturna.

Per trattare il I grado possono essere molto efficaci tutti quegli interventi sullo stile di vita, come dieta ed esercizio fisico.

Obesità di grado II o severa (BMI 35-39,9 kg/m²)

L’obesità di secondo grado rappresenta un aumento considerevole di complicanze. I pazienti con obesità di II grado spesso presentato la coesistenza di più condizioni mediche già conclamate e possono riscontrare diverse limitazioni all’autonomia e alle attività quotidiane, aumento del dolore cronico e ripercussioni psicologiche.

In questi casi, oltre agli interventi sullo stile di vita, viene preso in considerazione anche l’uso di una terapia farmacologica e/o della chirurgia bariatrica. 

Obesità di grado III o grave (BMI ≥ 40 kg/m²)

Definita come obesità patologica o severa, l’obesità di terzo grado è associata a un rischio molto alto di complicanze e a una importante riduzione dell’aspettativa di vita. La qualità della vita di questi pazienti è seriamente compromessa. 

In questi casi la chirurgia bariatrica è spesso l’opzione terapeutica più efficace nel lungo termine, seppure inserita in un contesto molto più ampio e interdisciplinare.

Conseguenze dell’obesità sulla salute

L’obesità ha numerose conseguenze sulla vita dei soggetti affetti da tale condizione. Le ripercussioni investono interamente la salute fisica e mentale dell’individuo. Come detto precedentemente, i livelli di obesità sono direttamente proporzionali al rischio di sviluppare numerose malattie. 

Complicanze metaboliche

  • Insulino-resistenza e diabete mellito tipo 2: il tessuto adiposo in eccesso, specie il grasso viscerale, compromette la sensibilità all’insulina e l’infiammazione cronica, favorendo l’iperglicemia e/o lo sviluppo del diabete di tipo 2.
  • Dislipidemia: l’obesità è spesso associata a questa condizione che si manifesta attraverso elevati trigliceridi, colesterolo LDL alto e colesterolo HDL basso.

Complicanze cardiovascolari

  • Ipertensione arteriosa: il cuore è in sovraccarico per pompare più sangue nel corpo, portando anche a patologie cardiovascolari gravi, come infarto e ictus.
  • Malattie cardiovascolari: l’obesità contribuisce all’aumento del rischio di cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e morte cardiaca improvvisa. 

Complicanze respiratorie

  • Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS): il tessuto adiposo posizionato nel collo talvolta ostruisce le vie aeree durante il sonno, causando frequenti risvegli e stanchezza cronica.
  • Asma e altre patologie respiratorie: l’asma è spesso in peggioramento e aumenta il rischio di altre patologie polmonari. 

Complicanze gastrointestinali

  • Steatosi epatica non alcolica (NAFLD): presente in un numero altissimo di pazienti con obesità severa, può progredire verso steatoepatite. 
  • Reflusso gastroesofageo: la pressione intra-addominale, dovuta al grasso viscerale, favorisce il reflusso acido. 
  • Calcolosi della colecisti: la saturazione biliare di colesterolo aumenta, favorendo la formazione di calcoli. 

Complicanze muscoloscheletriche

  • Osteoartrosi: le articolazioni dovono supportare un peso maggiore e questo, unito ai fattori infiammatori, accelera la degenerazione articolare.
  • Dolore cronico: l’alterazione della meccanica corporea può causare dolore cronico e limitazioni funzionali. 

Complicanze oncologiche

L’obesità è associata a un aumentato rischio di numerosi tipi di cancro, tra cui il carcinoma del colon-retto, del seno, dell’endometrio e del rene.

Complicanze sulla fertilità

Nelle donne e negli uomini l’obesità può compromettere la fertilità, interferendo con l’equilibrio ormonale e la funzione riproduttiva.

Complicanze psico-sociali

L’impatto dell’obesità non si limita alle condizioni mediche sopracitate, ma coinvolge anche moltissimi aspetti psicologici e sociali. Spesso sottovalutate, queste implicazioni hanno un forte impatto sulla vita dei pazienti che si ritrovano a vivere un vero e proprio stigma sociale negli ambiti più disparati, dalla scuola al lavoro, sino ai contesti di socializzazione. 

Questo può portare ad una serie di conseguenze, che talvolta possono persino contribuire ad aggravare la condizione di obesità. Il disagio emotivo alimenta, infatti, comportamenti alimentari disfunzionale. 

I soggetti obesi spesso sperimentano depressione e ansia, riduzione delle opportunità lavorative e relazionali, peggiore qualità della vita, bassa autostima e isolamento sociale. 

Aumento del rischio di mortalità precoce

L’insieme delle malattie associate all’obesità, insieme ai risvolti psicologici, comporta un aumento del rischio di mortalità precoce. Intervenire in modo efficace sull’obesità significa, dunque, anche migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei soggetti coinvolti. 

Cura dell’obesità

Trattare l’obesità significa adottare un approccio multidisciplinare su misura del paziente. È necessario valutare l’origine del problema per trovare il giusto trattamento e prevedere obiettivi realistici e sostenibili nel tempo.

Modifiche dello stile di vita

Adottare uno stile di vita sano rappresenta il primo approccio essenziale. L’approccio nutrizionale deve essere personalizzato, includendo deficit calorico moderato, adeguato apporto proteico per preservare la massa magra, riduzione di zuccheri semplici e grassi saturi e aumento del consumo di fibre, frutta, verdura e cereali integrali.

Anche l’esercizio fisico è essenziale nel trattamento dell’obesità, con benefici che vanno oltre la semplice perdita di peso perché preserva la massa muscolare durante la perdita di peso, migliora il metabolismo e la sensibilità all’insulina e riduce il rischio cardiovascolare.

Terapia farmacologica

Attualmente, i principali farmaci approvati per il trattamento dell’obesità includono diversi farmaci come la liraglutide, agonista del recettore del GLP-1, riduce l’appetito e rallenta lo svuotamento gastrico e la semaglutide, altro agonista del GLP-1, con efficacia significativamente superiore nella perdita di peso. 

Chirurgia bariatrica

La chirurgia bariatrica è ad oggi l’intervento più efficace a lungo termine nei pazienti con obesità severa. I risultati della chirurgia bariatrica includono una perdita di peso significativa, tipicamente 20-35% del peso iniziale. Tuttavia, questi interventi richiedono modifiche permanenti dello stile di vita. 

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